DALLA TERRA ALLA TAVOLA

Costituiscono da sempre una delle note caratterizzanti del paesaggio salentino e pugliese. Sono i fichi d’India che, da quando sono stati importati dalle Americhe nel XV secolo, hanno trovato stabile dimora nelle campagne del mezzogiorno d’Italia. Da qualche tempo, però, i fichi d’india sono entrati stabilmente anche nelle case e non solo degli italiani. Il merito è di una famiglia intraprendente di artigiani che ha trovato nuove strade per la falegnameria salentina, da sempre apprezzata per la cura dei particolari, la rifinitura dei suoi manufatti. Stiamo parlando della famiglia Rossetti di Galatina, in provincia di Lecce. A Marcello Rossetti, che ha raccolto l’eredità del padre , rifinito artigiano falegname, si deve l’idea di coniugare i fichi d’india con l’artigianato del legno. Stando nella campagna di famiglia, Marcello ,circa 10 anni fa, si è soffermato a notare con attenzione la composizione delle pale di fichi d’india, i cladodi in termine scientifico, che ne punteggiavano il perimetro, rilevando che le “pale” potate dopo molto tempo lasciavano intravedere strati di fibra danneggiati dall’acqua presente all’interno delle stesse. Il disegno gradevole della fibra, la grande quantità di pale esistenti nel Salento, dovute a coltivazioni spontanee e a volte infestanti, ad un giovane che aveva frequentato l’istituto d’arte, settore arredamento per continuare e modernizzare l’attività di famiglia, fecero venire in mente “strane” idee. “Perché non tentare di estrarre le fibre provenienti dai fichi d’indiaprima che fossero danneggiate dall’acqua ed utilizzarle per innovare? – ci dice ripensando a quei pomeriggi passati nei campi Marcello Rossetti – Questa idea mi ha colto d’improvviso e ho cercato di metterla in pratica. Non è stato facile. Con mio padre abbiamo fatto mesi di esperimenti per ottenere una fibra integra che potessimo lavorare insieme al legno e alla fine, quando stavo per abbandonare la partita, abbiamo trovato il modo per trarre dalle pale di fico d’india una fibra legnosache, sottoposta ad una lavorazione, immediatamente brevettata, ci dà la possibilità di utilizzarla come impiallacciatura insieme al legno, lavorandola per realizzare complementi d’arredo che ormai sono particolarmente apprezzati da tutti gli addetti ai lavori”. Nasce così “SIKALINDI”, un’azienda del gruppo Rossetti che riproduce il nome del fico d’india in griko. E con questo nome, antico e moderno al tempo stesso, i Rossetti si sono presentati sul mercato internazionale. Hanno ottenuto subito un riconoscimento particolare, l’Oscar GREEN, perché utilizzano gli scarti della campagna, potando loro stessi i fichi d’india che i proprietari mettono a disposizione nelle campagne, e riutilizzandoli nella lavorazione, dopo una stagionatura di 5 mesi. Al basso costo della materia prima, fa da contrappunto il costo di estrazione della fibra, che è piuttosto alto per i numerosi passaggi, ma il semilavorato viene poi utilizzato per la realizzazione di oggetti , tavoli, sedie, specchi, cornici ed altri componenti, che hanno suscitato l’interesse di numerosi designer di fama internazionale. Lo show room che Sikalindi ha aperto a Lecce è una vetrina per i tanti turisti che visitano la città, magari accompagnati da salentini orgogliosi di mostrare loro qualcosa di nuovo ed originale, ma sono le mostre di arredamento nelle quali SIKALINDI espone, quelle che catalizzano l’attenzione dei mercati.  “L’attenzione registrata in questi appuntamenti – dice ancora Marcello Rossetti – è particolarmente gratificante e commercialmente importante. Alla recente Fiera Maison & Object di Parigi, una manifestazione ad inviti, i rivenditori, i designer, gli architetti si avvicinavano ai nostri manufatti colpiti dalla forma delle superfici, e dall’utilizzo di un prodotto naturale che consente di produrre oggetti fuori dagli schemi soliti. Le commesse più recenti riguardano, per esempio, alcune decine di tavoli per un ristorante a Dubai, l’arredamento di una catena di gioiellerie internazionali, ma anche la presenza dei nostri pannelli d’arredamento, dei nostri specchi, delle nostre cornici, in abitazioni private arredate da architetti di fama internazionale in alcune delle città più importanti del mondo. Senza parlare degli ordini via internet che ci arrivano dai privati, che ci hanno conosciuti nel nostro show room di Lecce. E in un momento in cui il mercato è ancora piuttosto fermo, le committenze internazionali ci consentono di respirare” Insomma dalla terra alla tavola, uno slogan adottato per il cibo, che andrebbe bene anche per queste produzioni che hanno una componente artigianale di alto livello, e che sono riuscite ad innovare in un settore, quello dell’arredamento, sempre più alla ricerca di materiali naturali di cui circondare la nostra vita.

 

A cura di Marcello Favale