A cura di Fulvio Palese
Che il suono sia in grado di influenzare i nostri stati d’animo è cosa oramai risaputa. E lo si può evincere consultando uno dei tanti studi in merito, ma anche semplicemente facendo ricorso alla propria personale esperienza. La musica – e con questo termine non intendiamo solo quella struttura, ma anche semplicemente un evento sonoro casuale ed involontario - può suscitare emozioni diverse, a volte anche in tempi sorprendentemente repentini.
Se questo è vero, dunque, è ipotizzabile che l’ascolto possa anche influenzare la percezione del cibo ed enfatizzare o addirittura alterare determinati sapori?
Secondo uno studio condotto dalla University of Arkansas una normale musica di sottofondo sarebbe in grado di modificare il gusto dell’alimento che si sta assaporando, in maniera più o meno marcata a seconda del genere musicale.
La ricerca è stata condotta su un gruppo di volontari sottoposti all’assunzione di alimenti associati a determinati tipi di emozioni – latte e cioccolato, ad esempio – ed altri, come i peperoni, che invece difficilmente vengono collegati ad uno stato d’animo. L’assunzione dei cibi avveniva con un sottofondo musicale che poteva essere di musica classica, jazz, hip hop o rock. Lo studio ha messo in evidenza, ad esempio, che generalmente il jazz rendeva migliore il gusto del cioccolato, ma non produceva lo stesso identico effetto sui peperoni.
È evidente che l’ambiente acustico gioca un ruolo importante in molte delle nostre attività, motivo per cui è ipotizzabile che la musica “adatta” può cambiare la nostra percezione dei sapori e magari trasformare un pranzo normale in qualcosa di speciale.
Certo, è difficile ipotizzare un tipo di melodia ideale, ma è chiaro che per ogni individuo vi sia una peculiare consonanza che aiuta anche ad assaporare. Alcune aziende produttrici di gelato, ad esempio, stanno valutando di immettere sul mercato una gamma di “gusti sonora” che attraverso i codici QR impressi sulle vaschette permetteranno di ascoltare, attraverso i cellulari, i suoni più adatti ad accompagnare un gusto specifico.
Diversi esperimenti hanno poi messo in evidenza che i suoni acuti esaltano la percezione dell’acidità, quelli medi il dolce, mentre le frequenze gravi l’amaro.
Charles Spence - docente di psicologia sperimentale presso la Oxord University e a lungo collaboratore di famosi chef come Ferran Adria e Heston Blumenthal - sostiene che il “giusto” suono può aumentare fino al 15% il piacere di bere un vino. Motivo per cui, un noto produttore di champagne avrebbe deciso di accompagnare con della musica che va da Bryan Ferry a Tchaikovsky la degustazione dei suoi prodotti. Lo stesso professore ha anche messo a punto un piatto, emblematicamente chiamato “Sound of the Sea”, che si mangia ascoltando in cuffia una colonna sonora “marina”.
Sempre secondo Spence, che oggi è direttore del Crossmodal Research Laboratory, il “Nessun dorma” ed in generale tutta la musica classica e lirica si sposerebbero bene con la pasta.