Ibridazioni e Design Thinking.
Narrare di cibo, vino, innovazione e cultura.
A cura di Giacomo Mojoli
È un opinionista e libero pensatore. Gionalista-pubblicista, ha scritto per le principali riviste del settore enogastronomico nazionali e internazionali. Si occupa di design thinking applicato all'innovazione e alla sostenibilità in qualità di consulente strategico per istituzioni pubbliche e imprese private. Tra i fondatori di Slow Food, è visiting professor presso diverse università ed istituti di ricerca.
ULTIMI ARTICOLI
IBRIDAZIONI E DESIGN THINKING
di Giacomo Mojoli
Esiste un’Economia delle esperienze, un’Economia delle relazioni, un’Economia del baratto delle idee, delle storie e/o delle narrazioni? E’ possibile dare valore progettuale, sociale ed economico a una rete di contatti basata sulle competenze e le visioni, sulla multidisciplinarietà delle esperienze e delle professionalità?
IBRIDAZIONI E DESIGN THINKING
di Giacomo Mojoli
C’è un tema che sin dalla giovane età mi ha sempre intrigato. Si tratta della capacità di progettare le idee, del pensare oltre, di disegnare l’avvenire intuendo che, <il miglior modo di predire il futuro è crearlo>. Da questa visione, valorizzata strategicamente dalla “cultura del progetto”, sono nati diversi dei miei lavori e delle mie collaborazioni professionali che, soprattutto nel mondo del vino, hanno trovato un’applicazione e un innovativo sviluppo...
IBRIDAZIONI E DESIGN THINKING
di Giacomo Mojoli
La bellezza, salverà il mondo? Sono parole che Fedor Dostoevskij fa pronunciare al principe Myskin, il protagonista del suo capolavoro letterario, “L’Idiota”. Nel romanzo, questa frase assume un valore fortemente mistico se non fosse che, invece, nella nostra specifica realtà quotidiana, come qualcuno sostiene, dovremmo cominciare a pensare che <la bellezza non salverà il mondo se noi non sapremo salvare la bellezza>.
Detto così, potrebbe sembrare una sfida di tipo estetico - filosofico...
IBRIDAZIONI E DESIGN THINKING
di Giacomo Mojoli
“Ogni volta che provo ad immaginare un luogo dell’Italia dove mi piacerebbe passare il resto della mia vita, la mia fantasia corre, quasi sempre, verso il Sud e, in particolare, alla punta estrema della regione Puglia, quel meraviglioso lembo di terra circoscritto dal mare denominato Salento. Ci sono andato decine di volte in Puglia, spinto dal mio lavoro, ma anche attratto dal piacere di essere accolto con spontanea gentilezza da gente abituata all’accoglienza, disponibile ad incontrare persone e idee nuove, provenienti da ogni parte del mondo.
“Nella modernità liquida il tempo non è né ciclico né lineare, come normalmente era nelle altre società della storia moderna e premoderna, ma invece “puntillistico”, ossia frammentato in una moltitudine di particelle separate, ciascuna ridotta ad un punto”
(Zygmunt Bauman)
Stiamo vivendo, dunque, secondo il sociologo Zygmunt Bauman, uno degli intellettuali più ascoltati nel nostro tempo, in un perpetuo e affannato presente, in cui tutto è lasciato all’esperienza del momento, e dove la perdita di senso del tempo si unisce all’annichilimento dei criteri di rilevanza che fanno distinguere l’essenziale dal superfluo, il durevole dall’effimero.
Il filosofo francese Michel de Montaigne amava raccomandare agli educatori e ai precettori dell’epoca, quanto fosse “meglio una testa ben fatta che una testa ben piena”. Ripensando, oggi, a questa lungimirante intuizione mi appaiono ancor più illuminanti le parole che, in merito a questa formulazione, ebbe a scrivere in un suo libro, La tête bien faite, Edgar Morin.