Intitolata così sembrerebbe una favola di sapore esòpico, in realtà trattasi di riflessioni fra loro assonanti, nate dalla passione per la bellezza femminile di un amico giornalista e dal mio pervicace attaccamento al Salento. L’edizione 2017 del Mercatino del Gusto di Maglie si ispirerà alla Bellezza, provenendo dalla Cura del 2015 e seguito nel 2016 dalla Gioia. Già ma cosa intendiamo per “bellezza”? Si apre un campo infinito di possibili attribuzioni e significati, tutti belli e ugualmente validi. Provando ad interpretare l’animus delle menti che organizzano e pianificano l’evento da quasi vent’anni, Michele Bruno e Giacomo Mojoli (Salvatore Santese, il presidente, è sempre dietro le quinte, non si vede, ma c’è!), ho pensato di ricorrere ad uno dei più stimati romanzieri russi, Fiodor Dostoevskij.
Tutti conoscono la celeberrima frase “La bellezza salverà il mondo” che egli mise in bocca al principe Mynski, che parla per conto del suo inventore, grande estimatore della bellezza.
La bellezza era così centrale nella sua vita, che egli si recava almeno una volta all’anno a vedere la bellissima Madonna Sistina di Raffaello, rimanendovi a lungo in contemplazione. Questo fatto è sorprendente, dato che i suoi romanzi penetrano nelle zone più buie e profonde dell’animo umano. Ma quello che lo spingeva, in verità, era la ricerca della bellezza.
Nel romanzo I fratelli Karamazov approfondisce il problema: lascia che Ipolit domandi al principe Mynski “in che modo la bellezza salverebbe il mondo?" Il principe non risponde con le parole, ma con i fatti: si reca da un giovanotto che sta agonizzando e lo assiste amorevolmente finché quello muore. Ecco il messaggio: è la bellezza che ci porta all’amore condiviso con il dolore; il mondo sarà salvo oggi e sempre fin quando ci sarà questo gesto di cura. Cura è dunque bellezza.
Per Dostoevskij la contemplazione della Madonna di Raffaello era la sua terapia personale, perché senza di questa avrebbe disperato degli uomini e di se stesso, davanti ai tanti problemi che vedeva. Nelle sue opere ha descritto persone cattive distruttive e altre che vivevano immerse negli abissi della disperazione. Ma il suo sguardo, che metteva in rima amore con dolore condiviso, riusciva a vedere la bellezza nell’anima dei più perversi personaggi. Per lui il contrario di “bello” non era “brutto” ma utilitaristico, lo spirito di usare gli altri e così rubar loro la dignità. “Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza bellezza” è impossibile, ripeteva. Bellezza è più che estetica; possiede una dimensione etica e religiosa.
Kalokagathos, per restare nel mood della Grecìa Salentina, è espressione di un ordine insieme interiore all’uomo e adesso superiore, cioè divino. Bello è buono, come tutti i frutti della terra e delle Genti di Puglie, che non solo ti conquistano per semplicità e veracità, ma per qualità e ordine.
Prosit, dunque, a tutti voi che vorrete omaggiarci in terra pugliese della vostra presenza, alla scoperta del Buono e del Bello, che si nasconde anche sotto le pietre riscaldate dal sole gentile.
A cura di Gessica Marengo
Illustrazione di Valentina D'Andrea